In che modo sfruttare la trasformazione digitale a vantaggio del proprio Studio? Anzitutto, deve essere chiaro e sempre presente che una struttura aperta al digitale e ai suoi processi offre efficienza, sicurezza, rapidità di esecuzione e vicinanza ai clienti, ma soprattutto può sfruttare i dati in suo possesso per lo sviluppo di ulteriore business; che, in questo caso, significa tenersi ben stretti i clienti migliori, acquisirne di nuovi e sbaragliare la concorrenza.
Come ciò sia possibile e che cosa c’entrino i dati dei clienti è presto detto: i dati sono un patrimonio inestimabile dello Studio, e se, da un lato, vanno difesi ad ogni costo contro le minacce esterne, dall’altro permettono la creazione di nuovi servizi ad alto valore, armi fondamentali per conquistarsi il proprio meritato spazio nel confronto con una concorrenza sempre più asfissiante. Anche perché la Digital Transformation non è solo una rivoluzione tecnologica, bensì un nuovo modo di pensare e sviluppare la professione che implica anche una svolta “creativa” nell’uso dei dati. In poche parole: i dati ci sono, occorre sfruttarli a vantaggio del cliente.
Coccolare il cliente con i dati e sviluppare servizi innovativi
Quando parliamo di dati, che siano più o meno “big”, pensiamo soprattutto alla loro protezione: d’altronde non c’è bisogno del GDPR per comprendere le ricadute economiche e di immagine di un data breach alle banche dati di centinaia di aziende. Ma, se nel 2019 uno dei mestieri più richiesti resta il “data analyst”, un motivo ci sarà: le informazioni che fanno parte dell’attività dello Studio, ovvero i dati dei clienti, possono essere impiegati per proporre nuovi servizi e soprattutto per cambiare il rapporto tra l’azienda e lo Studio, che da fornitore diventa partner strategico, fondamentale per permettere all’azienda di prendere decisioni ponderate e di essere sempre un passo avanti rispetto alla concorrenza. Questo, oltretutto, è un esempio virtuoso: i big data diventano smart data.
Non stiamo parlando per forza di servizi di altissimo valore strategico. Basta poco per sfruttare i dati a vantaggio proprio e del cliente: per esempio, una gestione “smart” dei dati permette allo Studio di presentare al cliente – insieme ai moduli F24 – bilanci e prospetti in forma grafica, con tanto di andamento storico e rapporto con il mercato di riferimento. Niente male per un’azienda che vuole verificare le sue performance e rapportarle a quelle dei competitor più agguerriti! Stesso discorso per i cedolini e per mille altri documenti: arricchire i servizi offerti con informazioni aggiuntive che provengano dall’analisi dei dati dei dipendenti e dallo storico dell’azienda aiuta a fornire un servizio migliore e a tenersi ben stretti i clienti importanti. Clienti che, inevitabilmente, sono attratti da chi li aiuta ad essere più efficienti.
Numerosi sono ancora i modi in cui i dati possono essere vantaggiosamente messi in opera: per esempio per verificare quali siano i clienti migliori, i servizi che rendono di più e le attività dello studio che richiedono qualche intervento correttivo. Ma soprattutto possono essere usati per offrire sul mercato servizi di consulenza di alto valore, realizzando quel concetto di Digital Transformation riportato in apertura. Bisogna guardare questi dati, aggregarli e ‘costruire’ un servizio che faccia davvero la differenza, che renda unica la nostra offerta: nulla vieta, per esempio, che uno Studio che operi da tempo in un certo settore proponga servizi ad hoc per le aziende che ne fanno parte, in modo da diventare una sorta di punto di riferimento per tutte le società intenzionate a entrare su quel terreno.
Infine, big data, cloud e tecnologia in senso lato si associano al concetto di analisi in tempo reale: essendo i dati sempre disponibili e aggiornati, non c’è bisogno di aspettare la fine del mese o del trimestre per creare un report dettagliato, che invece può essere fornito su base quotidiana oppure in tempo reale al verificarsi di certe condizioni. Non c’è un vero limite a ciò che la Digital Transformation può fare: il limite, semmai, ce l’ha chi ancora è titubante nel riconoscerne i reali benefici.