
I tre pattern mentali per il professionista della nuova era
Nel 1859 è pubblicata “L’origine della specie”. Charles Darwin rivoluziona il mondo accademico e scuote quello religioso presentando la sua teoria evoluzionistica, secondo la quale non i più forti, ma i più capaci ad adattarsi all’ambiente esterno e ai suoi cambiamenti sopravvivono secondo una selezione naturale.
Oggi siamo in presenza di un altro tipo di darwinismo: quello digitale. Da tempo gli analisti hanno predetto che solo le organizzazioni in grado di integrare nei propri processi la tecnologia e di servirsene, per mettersi in connessione con i propri clienti, avranno la meglio. Non si tratta solo di e-commerce, ma di cambiare passo abbracciando una vera e propria cultura digitale. Siamo in presenza di un profondo cambiamento, non solo del modo (il come) in cui le persone fanno le cose. La vera domanda è perché le facciamo e per chi le facciamo.
Non giriamoci intorno. L’emergenza di questi ultimi due mesi ha trasformato, per sempre, il nostro mondo. Prospettandoci una piccola certezza: la grande incertezza di quelle che saranno l’economia e la società del post Covid-19. Questa pandemia ha rotto ogni resistenza, assurgendo al ruolo di grande abilitatore della trasformazione digitale, a supporto di una nuova business ethics in cui il tema della sostenibilità sposta interi asset strategici verso valori quali l’ambiente, la cultura, il rapporto con il territorio, le relazioni umane. L’impatto è dirompente e ci pone di fronte ad una sfida dal sapore quasi ancestrale, al punto da riportarci indietro, molto indietro lungo la linea del tempo.
E’ un dato oggettivo e statistico, fornitoci dalle moderne neuroscienze, che una fetta prossima al 90% degli esseri umani viva all’interno di una nebula assimilabile al brodo primordiale. Ve lo ricordate? Reminiscenze dei primi anni di liceo. Già. Un ambiente quasi indecifrabile, vischioso, che racchiudeva in sé il principio di una vaga forma di vita e che, oggi, si riflette in uno stato di ottundimento e di confusione mentale pressoché costante.
Ebbene, di fronte ad un evento così inaspettato e tsunamico qual è una pandemia di portata planetaria, quel brodo primordiale riaffiora prepotentemente. E, così, la maggior parte degli esseri umani, non parliamo di un mondo professionale ancora troppo legato a schemi culturali improvvisamente superati, si ritrova vulnerabile, indifesa, come fosse una barca in mezzo all’oceano, travolta da quelle violente correnti di tempesta, che sono costituite dalle emozioni turbatrici della paura, dell’angoscia, della tristezza. Come non bastasse, emerge spesso, pure, quel moto dell’anima, tanto velenoso quanto inconfessabile, che è l’invidia e che conduce sia a desiderare ciò che non si è o no si ha, sia – quel che è peggio – a compiacersi del male altrui.
Pensando proprio a quel brodo primordiale, calati nel presente, esistono tre pattern (o schemi) mentali che lo alimentano, sino a soffocare le potenzialità di un essere umano. Sono questi tre pattern i responsabili di ciò che sta accadendo nella mente di molte persone in queste settimane di forzato confinamento. Esattamente come funziona un programma di computer, questi schemi vincolano la persona che li ha inconsciamente installati a comportarsi sempre nello stesso modo, replicando sistematicamente gli stessi pensieri. Una curiosità? La mente umana, è stato assodato, produce in media 60/65.000 pensieri ogni giorno: il 90% di essi sono gli stessi del giorno precedente e circa l’80% di questi ultimi sono negativi. La buona notizia è che esistono tecniche collaudate per disinstallare tali “programmi” e sostituirli con altri, più utili e positivi.
E’ un tema affascinante. Per approfondirlo, non certamente in questa sede, occorre intraprendere un avventuroso viaggio nei meandri della “magia del linguaggio” e del suo potere trasformativo. “In principio era il verbo”: così ha inizio il Libro dei Libri. Già: la parola ed il suo accorto uso sono lo strumento più efficace a disposizione dell’essere umano per riprogrammare se stesso, aspetto che distingue quest’ultimo da qualsiasi altro essere vivente sul pianeta.
Tornando dunque ai nostri tre pattern mentali, uno almeno di essi, a seconda di come siamo stati “progettati”, può risultare predominante nella nostra vita. Rivolgendomi quindi, ora, al gentile lettore, domando: indosseresti per qualche minuto i panni di …Sherlock Holmes per scoprire quale sia il TUO schema predominante? Se la risposta è sì, tieni d’occhio il blog dell’Accademia dei Commercialisti: nei prossimi giorni potrai scoprire i 3 pattern mentali e capire quali dei 3 è più vicino a te e cambiare la tua mentalità!