Andare in autosabotaggio
Come preannunciato, eccoci qui per la seconda uscita di questa serie di articoli sui pattern mentali del professionista della nuova era. Oggi vedremo il primo pattern: l’andare in autosabotaggio.
La nostra personale esperienza, i condizionamenti che subiamo, il contesto in cui viviamo, sono alcuni dei fattori che ci portano più o meno inconsapevolmente a formarci dei pre-giudizi e delle convinzioni in ordine alla realtà o, meglio, a quella che riteniamo essere la realtà circostante.
Le convinzioni possono essere di due tipi: limitanti oppure potenzianti.
Le prime sono le responsabili di quei meccanismi di autosabotaggio che ci impediscono di esprimere le nostre potenzialità.
Parli mai con te stesso? Dialogando in silenzio (qualcuno lo fa anche a voce alta, magari mentre è …o era, alla guida dell’auto) fra te e te? Ti trovi mai a porti delle domande e a cercarti delle risposte? Certo che sì. E’ normalissimo. I neuroscienziati usano spesso, al riguardo, l’espressione di “linguaggio interiore” o “struttura profonda”.
Ebbene, di fronte ad una nuova richiesta che ti viene avanzata da un tuo interlocutore, o ad un nuovo progetto che ti viene proposto, o ad una nuova sfida che ti si presenta dinnanzi, ti sei mai detto: “Non so come farlo bene”, “Non sono in grado di farlo”, “Per me è troppo”, “Non ho le capacità” …? … e non lo fai?
Gli esempi di autosabotaggio sono pressoché infiniti. La sostanza è che se ti soffermi su una convinzione limitante, ti ci identifichi. La convalidi. Arrivi a convincerti che quello che pensi è vero e, quindi, agisci di conseguenza.
Fin da bambini ci lasciamo inserire nella mente dei “filtri” che offuscano la visione nitida della realtà circostante e queste stesse false credenze, portate con noi sino all’età adulta, ci impediscono di raggiungere il nostro pieno potenziale.
Andando più in profondità, la programmazione neuro-linguistica arriva a distinguere tre fondamentali processi di “modellamento umano”: le cancellazioni, le generalizzazioni e le distorsioni. Esistono tecniche che permettono di recuperare ogni esperienza vissuta e portarla alla sua originalità.
Lavorare su un tuo MIND RESET è quanto di più importante tu possa fare, adesso, specie in questo periodo di imposta quarantena e nelle settimane successive. E lo puoi fare ponendoti delle precise domande. Scrivile e datti una risposta per iscritto.
Lo spazio qui concessomi non mi consente di andare oltre per fornire, per esempio, la potente sequenza di domande “di qualità” che si possono suggerire e che chi scrive ha utilizzato e continua ad usare nel suo percorso. Ti anticipo tuttavia che la scrittura è un mezzo straordinariamente potente, perché è capace di esternalizzare molti dei tuoi processi mentali. Ti permette di vedere i tuoi pensieri, il che li rende più facili da gestire e, quindi, ri-orientare. Questo è solo il primo livello di consapevolezza, il più importante, perché ti condurrà all’interno di un processo di profonda trasformazione. Per te. E, di riflesso, per gli altri.
Tieni d’occhio il blog dell’Accademia dei Commercialisti: nei prossimi giorni potrai scoprire i gli altri pattern mentali e scoprirai come cambiare la tua mentalità!