Le organizzazioni creano trappole perfette
Già, proprio come nel mito della caverna di Platone. Una metafora che ci ricorda come gli studi professionali e le aziende creano una serie di processi consci e inconsci, dove le persone rimangono intrappolate. Un sistema che, seppur disfunzionale, permane per anni nelle realtà organizzative diventando quella che definiamo “cultura aziendale”.
Ma torniamo al nostro mito con cui Socrate analizza i rapporti che intercorrono tra l’apparenza, la realtà e la conoscenza.
Per bocca di Socrate, infatti, Platone si immagina una caverna con l’entrata aperta verso la luce di un fuoco sfavillante. Dentro la caverna la presenza di prigionieri che, incatenati fin dalla nascita, passano la loro esistenza guardando esclusivamente le ombre di persone e oggetti proiettati sulla parete di fronte a loro. Non riescono a vedere cosa succede alle loro spalle e associano le voci provenienti dall’esterno a quelle ombre proiettate sul muro. Confinati in quel luogo, per loro “quella è la realtà”. L’unica che abbiano mai visto e conosciuto. E, dice Socrate, anche se un prigioniero potesse lasciare quella caverna, nulla servirebbe il suo ritorno.
Nessuno crederebbe alla sua storia, ad un diverso racconto di quelle ombre. Quei prigionieri, infatti, non considererebbero mai quelle ombre un riflesso di una realtà più complessa. Anzi, il compagno sarebbe oggetto di derisione. Meglio una realtà distorta e falsata che una realtà mai vista e conosciuta. Ecco perché quando vogliamo portare un cambiamento nelle nostre organizzazioni, incontriamo così tante resistenze.
La paura dell’ignoto rende ciechi
Portare un cambiamento vuole dire convincere i nostri collaboratori ad uscire dalla caverna. Accompagnare le nostre risorse umane a cambiare mindset per affrontare un mondo incerto e vulnerabile, non è un gioco da ragazzi. È facile venire derisi, guardati come “quelli che non si accontentano” e che devono sempre andare oltre. Ma noi, in qualità di professionisti e imprenditori innovativi, non possiamo dimenticarci il nostro ruolo. Siamo i primi che dobbiamo esplorare nuove strade. Cogliere le opportunità che questo mondo offre per poi cambiare le regole del gioco della caverna di Platone.
Il nostro compito è portare la nostra visione all’interno della caverna, cercando di far vivere ai nostri collaboratori una nuova realtà. Siamo noi che dobbiamo imparare ad utilizzare una comunicazione efficace e persuasoria per accompagnarli, in modo soave, verso un destino diverso. L’immobilismo, si sa, porterebbe alla morte dell’organizzazione. Come disse Martin Luther King “Se perdi la speranza, perdi in qualche modo la vitalità che tiene la tua esistenza in movimento, perdi il coraggio di essere, la qualità che ti aiuta ad andare avanti a dispetto di tutto. E così oggi io ho ancora un sogno.”
Il sogno di togliere le catene ai miei collaboratori per dargli la libertà di allenare la mente e guardare le cose da punti di vista diversi. La libertà di non morire in quella caverna buia, ma affrontare a testa alta un mondo che nasconde mille opportunità per distinguersi e dare valore alle aziende.