Coaching e formazione: quante volte ne avete sentito parlare?
Tendenzialmente questi due termini vengono accostati in qualità di sinonimi, tuttavia la realtà è ben diversa.
La formazione si basa sullo spiegare e sul far capire nuove informazioni e permette così di passare da una condizione “incapacità” ad una di “capacità”. Diversamente, il coaching non svolge una funzione di insegnamento ma ci permette piuttosto di passare da “lo so fare” a “lo faccio nel modo migliore”.
Entriamo però ora nel merito della questione per scoprirne differenze e similitudini.
Apprendimento vs Cambiamento
La formazione riguarda la trasmissione e l’acquisizione di nuove conoscenze o abilità. Il focus è quindi spostato sull’insegnamento da parte di un formatore e sull’apprendimento del partecipante. Il formatore deve scegliere gli argomenti formativi più funzionali ai fabbisogni e alle esigenze formative dei partecipanti, avendo poi la responsabilità di spiegare bene, far comprendere e trasferire know-how. Il coach si focalizza sulla performance, sulla generazione di cambiamenti e creazione di nuovi comportamenti funzionali al raggiungimento dell’obiettivo fissato dal coachee o dal team.
La responsabilità del coach è quella di accompagnare il coachee, stimolando una più approfondita conoscenza di sé e ampliando l’orizzonte dei suoi punti di vista. Senza impartire particolari lezioni, ma lasciando lui la piena libertà della scoperta e delle azioni da compiere. Nel coaching si lavora su ciò che prova e sente il coachee. Il coach, in un’ipotetica catena, è lo strumento che consente al coachee di guardarsi dentro scoprendo così il proprio potenziale presente e nascosto.
Formatore vs coach
Il formatore trasmette un sapere teorico o pratico, mira a far consolidare una competenza, una particolare abilità o anche un nuovo modo di lavorare; il suo obiettivo è far sì che il partecipante o discente possa interiorizzare e fare suo quanto trasmesso in aula. Questa figura possiede conoscenze e competenze specifiche nell’area di formazione che deve essere in grado di tradurre in contenuti spendibili e trasferibili. Per riuscire nel suo intento usa il “DIRE”: condivide i contenuti con chi ha davanti in modo frontale oppure in modo esperienziale (pensiamo, ad esempio, alle esercitazioni di role playing).
Il coach è un allenatore delle abilità personali e professionali di una persona: non trasmette il suo sapere, non insegna e non consiglia; al contrario ha come obiettivo quello di far emergere il potenziale delle persone e di far aumentare la consapevolezza nei confronti delle competenze e conoscenze già possedute; apre a nuovi punti di vista allargando l’orizzonte del cliente (il coachee) e porta all’esplorazione di nuove alternative, affiancando passo dopo passo con l’obiettivo di raggiungere i risultati auspicati attraverso azioni concrete. Le competenze fondamentali di un coach professionista sono legate alla facilitazione dei processi di apprendimento, alla comunicazione efficace, precisa e diretta, al promuovere lo sviluppo della creatività e l’acquisizione di nuove prospettive e possibilità.
Gli strumenti principali usati dal coach non trovano sfogo nel “dire”, bensì nell’ascoltare e nel domandare.
Relazione unidirezionale vs relazione di partnership
La relazione che si instaura tra formatore e partecipante alla formazione è di tipo unidirezionale, con livelli di formalità che variano a seconda del contesto e del tipo di partecipanti. Gli apprendimenti sono principalmente “generali”, sta all’uditore tradurre il generale in personale e mettere in pratica concretamente gli insegnamenti appresi.
Tra coach e coachee si instaura una sorta di partnership, un’alleanza significativa, una relazione paritetica e bidirezionale, basata sulla fiducia e sull’assenza di giudizio. Il coach nella relazione lascia al cliente l’assoluta libertà di scegliere le proprie mete e il modo a lui più funzionale per raggiungerle; non dà consigli né suggerimenti per influenzare le scelte del cliente. Il coach fornisce uno spazio dove il coachee può mantenere la focalizzazione su sé stesso e sui suoi modi di funzionare, così da continuare ad esplorare nuove alternative navigando tra le proprie emozioni e scoprendo sé stesso.
Proprio in questo spazio di libertà e di disponibilità senza giudizio, il cliente prende consapevolezza di sé sviluppando la propria responsabilità per il percorso, per quello che scopre, per le scelte che fa e per le azioni che decide di porre in essere. Quindi: nella formazione la relazione si basa sulle conoscenze e le competenze del formatore e sulla loro trasmissione ai partecipanti, mentre nel coaching il cuore della relazione è la qualità della relazione stessa tra coach e coachee che potrebbe essere positiva, sicura, stimolante e di fiducia.
Percorso strutturato vs percorso destrutturato
La formazione è composta da percorsi progettati e strutturati con livelli di personalizzazione variabili: gli argomenti, le modalità di erogazione ed il materiale d’aula sono adeguati alle aspettative dei partecipanti, al livello di conoscenza dell’argomento e agli obiettivi di sviluppo competenze. La formazione è generalmente rivolta a gruppi ed è erogata in due modi: con incontri di diversa durata (si passa da brevi incontri formativi della durata di un’ora a intere giornate di otto ore con qualche break); oppure con incontri a cadenza ravvicinata (moduli di più giorni consecutivi o con cadenza settimanale) e distribuiti su un orizzonte temporale relativamente breve.
Nel coaching la variabile principale è il coachee: è impensabile per un coach progettare e preparare con anticipo percorsi di coaching standardizzati e ripetibili per qualunque cliente.
Infatti, ogni persona è unica per il bagaglio di esperienze che porta in sessione e anche nella scoperta e sperimentazione del suo potenziale. Quindi ogni percorso di coaching viene creato seguendo il cliente ed è sempre diverso.
Il coaching può coinvolgere una singola persona (coaching individuale) o un gruppo (team coaching), si eroga attraverso un percorso che prevede dalle 6 alle 10 sessioni totali, con una durata di ogni sessione che può variare tra i 30-45 minuti all’ora/ora e mezza per il coaching individuale e tra le 2/3 ore per il team coaching. L’orizzonte temporale su cui si sviluppa un percorso di coaching può durare anche mesi (le singole sessioni vengono programmate ogni 2-3 settimane) per dare modo al coachee di riflettere, esplorare e sperimentare quanto emerso in sessione e mettere concretamente in pratica un percorso di evoluzione.
Coaching e formazione non solo differenze, ma anche opportunità di sinergie…
Formazione e coaching sono diversi, con elementi specifici e differenzianti, ma non si può fare a meno di notare che abbiano anche tanti punti di contatto e tanti elementi in comune.
Formazione e coaching possono essere erogate separatamente con grandi risultati e possono anche essere integrati rendendo sinergici gli interventi di formazione e di coaching: la formazione spiega e punta allo sviluppo delle conoscenze, delle abilità e delle competenze tecniche e relazionali, il coaching supporta i “clienti” a rimanere focalizzati sugli obiettivi e sui risultati desiderati, a sviluppare il piano di azione individuale e a praticare le abilità apprese.
Con la formazione si danno nuovi strumenti e conoscenze, con il coaching quanto appreso viene messo a terra e si migliorano le prestazioni. Un formatore con competenze di coaching meglio supporta i discenti nell’applicazione individuale di quanto appreso e un coach che possiede alcuni contenuti propri della formazione potrebbe fare domande più funzionali al coachee. Le abilità di coaching e di formazione possono interagire e possono sfumarsi reciprocamente, in base alle specifiche esigenze del cliente, così da creare interventi ancora più efficaci ed efficienti.