

Quando si parla di trasformazione digitale e differenziazione degli Studi Professionali, si fa quasi sempre riferimento alla sola parola “digitale”, bloccandosi così a riflessioni di tipo trasformativo sul piano dell’operatività interna: “Io devo digitalizzarmi per avere uno studio connesso, collaborativo e all’avanguardia!”. Tuttavia, ragionando su entrambi gli aspetti, quello di trasformazione digitale e di differenziazione, si può cogliere come in realtà questi due presupposti siano strettamente collegati e, per certi versi, dipendenti l’uno dall’altro.
La trasformazione digitale ti permette sì di avere uno studio connesso e collaborativo, ma allo stesso tempo la digitalizzazione va utilizzata per differenziarsi. Qual è il miglior modo per farlo? Offrire servizi nuovi. Dunque, per il cliente oggi non c’è più solo la necessità di trovare nel commercialista una figura classica, impantanata nelle mansioni comuni, bensì la ricerca si è spostata, per via della enorme mole di nuove informazioni e processi che compaiono ogni giorno, sul consulente. Consulente che è diventato necessario per il buon funzionamento delle aziende. Per evitare che queste, in mezzo alla già difficile mole di lavoro giornaliera, perdano per strada aggiornamenti, possibilità, occasioni per migliorare il proprio business e la propria immagine interna ed esterna.
Gli ultimi tre anni hanno visto il succedersi di diverse problematiche sociali ed economiche. La pandemia di Covid19, la Guerra ed ora l’inflazione galoppante. Da questi “spunti” tutt’altro che piacevoli è emersa, per salvaguardare la sopravvivenza aziendale, la necessità di cominciare a pianificare e controllare tutte le attività. Questo per poter creare una nuova cultura aziendale e affrontare più serenamente le sfide future.
La redazione del business plan
Da qui nasce una nuova attenzione verso la redazione del Business Plan, riassumibile secondo la definizione che segue: “Il Business plan è la descrizione quali-quantitativa del percorso che un’azienda intende intraprendere, tenuto conto del proprio scenario di riferimento, per passare dall’attuale posizionamento strategico ad un posizionamento strategico desiderato e di come intende monitorare i fattori che le consentiranno il raggiungimento dell’obiettivo.” La parte più delicata della redazione di un Business Plan è sicuramente quella che riguarda la costruzione dello scenario di riferimento. Se da un lato troviamo una certa facilità nel compiere un’analisi storica, e dunque basata su fatti non mutabili, dall’altro le vere difficoltà si presentano nel momento in cui è necessario realizzare un’analisi prospettica e quindi in grado di affrontare le possibili incertezze del futuro.
Per costruire uno scenario di riferimento ideale, la prima domanda che ci si potrebbe porre è la seguente: da dove ottengo i dati? Le fonti di informazione, è bene tenerlo presente, non sono tutte uguali; sarà dunque opportuno scremarle, cercando di capire dove convenga o meno attingere.
Le tipologie di dati utili per questa operazione sono essenzialmente tre:
- lagging: dati che vengono da fonti storiche, in grado di fotografare una situazione dopo che questa si sia realmente verificata;
- contestuali o anticipatori: sono dati forniti praticamente in tempo reale, quindi disponibili velocemente anche se meno controllati nella loro veridicità;
- previsioni: questa tipologia di dato prende in considerazione solo i dati futuri, determinando il valore di una variabile in un futuro definito;
Riguardo quest’ultimo aspetto, soprattutto gli ultimi anni ci hanno mostrato quanto la velocità dei mercati abbia di fatto creato il problema di un mercato generale più volatile. La soluzione a questo problema può arrivare dal nowcasting. Ovvero “un approccio che utilizza database non strutturati con misurazione diretta del fattore da analizzare, per compiere predizioni di breve periodo su una variabile dipendente”.
Un aspetto fondamentale e da tenere in conto è quello riguardante le variabili a cui va incontro il nostro piano economico-finanziario per comprendere se il nostro business potrà o meno avere successo.
Analisi degli scenari
L’elemento centrale della valutazione di una iniziativa economica, come già detto in precedenza, è sicuramente l’analisi dello scenario economico futuro. I due scenari principali che sono emersi in questi anni sono quello probabilistico e quello what-if. Il primo si basa su tre concetti fondamentali:
- misura del rendimento;
- grado di rischio dell’investimento;
- orizzonte temporale dell’investimento.
Il secondo concentra i suoi sforzi sulla determinazione degli impatti di variazione di alcune variabili. Strumento direttamente collegato allo scenario what-if è quello dello stress test. Gli stress test sono scenari what-if in cui si va a calcolare l’impatto effettivo del rischio, senza enfatizzare la possibilità che tale scenario si avveri. La tecnica dello stress test può essere utilizzata in modo più ampio quando si è all’opera per redigere un business plan.
Tipi di scenari
Esistono poi altri due tipi di scenari.
- Lo scenario di negazione, per interrompere il business qualora questo non funzionasse.
- Lo scenario Worst che invece verte il suo interesse non sul calcolo degli effetti economici bensì sulla stima del capitale necessario a garantire la resilienza, ad avere del tempo per compiere eventuali azioni correttive o soddisfare quelli che sono i creditori sociali.
Possiamo quindi dire che ogni impresa, a seconda dei casi e delle peculiarità, necessita di uno scenario personalizzato. Questo scenario personalizzato dovrà garantire una piena analisi dei fattori di rischio dell’impresa, come per esempio la concentrazione dei fornitori, quella dei clienti o i possibili concorrenti.
In conclusione possiamo dunque affermare con certezza che ogni business plan ha degli elementi minimi. La presenza di questi è fondamentale per la presentazione del lavoro. Nello scenario principale con divulgazione sugli elementi fondamentali è necessario un monitoraggio della validità dello scenario stesso ed un eventuale adattamento alle variazioni, ricostruendo ove necessario il business plan. Nello scenario stress test serve tener presente le regole di intervento per contrastare l’evento negativo; mentre nello scenario worst bisogna essere in grado di valutare l’adeguatezza dei propri mezzi.