Ora che abbiamo capito cosa è il coaching e le sue differenze e sinergie con la formazione, andremo a scoprire quando è utile portarlo all’interno degli studi professionali o delle aziende. La centralità e l’importanza della persona sono sempre state associate al mondo umanistico e poco a quello del business. Tuttavia, oggi la situazione sta cambiando. Le aziende, per stare al passo con questo nuovo paradigma antropocentrico, stanno iniziando a porre sempre più attenzione alle persone e ciò è visibile dal diffondersi del coaching. Infatti, intraprendere un percorso di coaching vuol dire investire sulle persone, così da fornire loro momenti in cui riescono a riflettere in modo efficace e consapevole sulle loro risorse e capacità. In questo modo le aziende riusciranno a gestire meglio i periodi di transizione, poiché le persone vogliono esprimere al massimo il loro potenziale.
Quando il coaching è utile
Le situazioni in cui proporre un percorso di coaching sono molteplici. Le principali sono state individuate dal CIPD (Chartered Institute of Personnel and Development). Il coaching è utile quando è presente:
- Necessità di sviluppare le soft skills. Percorsi di coaching consentono alle persone, presenti in azienda, di accrescere e migliorare le competenze attuali e di svilupparne nuove.
- Forte crescita di start up e piccole aziende. Il coaching è utile agli imprenditori e collaboratori per gestire il periodo di forte crescita offrendo un’assistenza mirata e tempestiva su temi o aree specifiche, in modo da migliorare l’efficienza e la sostenibilità delle attività lavorative.
- Cambiamenti organizzativi. Il coaching risulta fondamentale per sviluppare un nuovo mindset, una nuova cultura aziendale a supporto delle modifiche organizzative e di processo.
- Cambiamenti di ruolo o di funzione. In questa situazione un percorso di coaching consente di superare le difficoltà iniziale e aiuta ad affrontare meglio il cambio di ruolo del collaboratore, affiancandolo in questo momento di transizione.
- Trattenere i talenti. Offrire percorsi di coaching a persone considerate strategiche all’interno dell’organizzazione consente loro di migliorare e sviluppare nuove abilità, riconoscendone il valore e la possibilità di carriera all’interno dell’azienda.
- Supporto per executive o senior manager. Il coaching è utile per sostenere manager e dirigenti nel loro ruolo di leader, per sviluppare e migliorare competenze non attivabili attraverso un semplice percorso di formazione.
- Passaggi generazionali. Il coaching supporta nella gestione della complessità di due sistemi con culture diverse: la famiglia e l’azienda. I benefici puntano a definire chiaramente la propria posizione in famiglia e al lavoro. Favorire continuità aziendale e al contempo stimolare l’innovazione.
Usi distorti del coaching
Se le situazioni in cui il coaching porta evidenti vantaggi sono numerose, è necessario identificare le situazioni in cui la pratica non porta alcun beneficio, tanto da poter risultare anche dannose per l’azienda e per il coachee stesso. Ciò avviene quando:
- Il coaching viene utilizzato come sistema di valutazione delle performance. Dunque impatterà su decisioni in merito ad avanzamenti di carriera, promozioni o licenziamenti.
- Offrire percorsi di coaching senza lasciare la possibilità al coachee di individuare un obiettivo personale, perché già definito a priori. In questo caso verrebbe a mancare la presa di responsabilità del coachee e del suo personale committment a impegnarsi per il raggiungimento dell’obiettivo.
- Chiedere al coach dettagli di quanto emerge durante le sessioni di coaching, se non preventivamente concordato con il coachee. In questo caso, infatti, verrebbero a meno la confidenzialità e la fiducia che si instaurano tra coach e coachee.
Conclusioni
A fronte di tutto questo, un corretto percorso di coaching – come quello proposto da Evolve Solution (https://evolvesolutions.eu/) – inizia con il comprendere quanto l’azienda sia informata su questo tema. Successivamente si chiariscono le responsabilità di ciascuno e poi viene effettuato un primo incontro tra coach e coachee. Qui si inizierà ad instaurare un rapporto di fiducia, presupposto indispensabile per la riuscita del percorso.
Dopo coach, coachee e committente (ovvero il rappresentante dell’azienda – solitamente HR Manager o Responsabile di funzione diretto del coachee) si incontrano – l’incontro è chiamato “triangolazione” – per formalizzare l’accordo di coaching. In questo accordo vengono definiti gli ambiti di intervento, i tempi e le modalità organizzative del percorso stesso.
A questo punto inizia l’attività di coaching vera e propria. Ogni sessione viene concordata tra coach e coachee nel rispetto degli accordi organizzativi con il committente.
Il coach, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione e accompagna il coachee. Questo sarà utile per la scoperta delle sue potenzialità e per individuare la strada verso orizzonti inesplorati.
Al termine del percorso viene organizzato un momento di condivisione nel quale i tre attori coinvolti – coach, coachee e committente – condividono i risultati ottenuti.