Quando ho ricevuto l’invito di Fausto Turco per diventare Ambassador dell’Accademia dei Commercialisti, di cui lui è presidente, non ho esitato nemmeno un secondo ad accettare la proposta. Perché credo che gli obiettivi dell’Accademia, sintetizzabili nel concetto di cambiamento, coincidano perfettamente con i miei.
Dopo studio, programmazione e organizzazione, venerdì 10 marzo ho partecipato alla live LinkedIn organizzata da Fausto e il suo team, dove il tema centrale del dialogo è stato il benessere in azienda.
Come molti altri Professionisti sono partito da solo e, ad oggi, gestisco uno studio di sei persone. Questo perché più crescono le possibilità, più c’è la necessità di confronto, collaborazione e comunicazione. Dunque, il mio mindset, ha cominciato ben presto ad andare in una direzione che prevedesse come punto centrale del discorso il cambiamento. Cambiamento che, almeno per quanto mi riguarda, è partito prima nei confronti delle mie risorse interne e poi, logicamente, verso il cliente.
È chiaro quindi che il servizio offerto al cliente debba essere pressoché perfetto, ma questi non può avvenire senza il benessere interno dello studio. Senza che ognuna delle persone si senta parte di un processo, di una “squadra”.
Nel 2020, all’alba dello scoppio della Pandemia di Covid-19, molti Studi e aziende sono stati colti impreparati: per noi non è stato così. Per quale motivo? Abbiamo sempre concepito il lavoro in maniera flessibile usando, di conseguenza, strumenti flessibili. Abbiamo sempre cercato, ben prima di questo evento, di essere sempre connessi per un confronto, una condivisione.
Ritengo che il cambiamento di mentalità sia tutto racchiuso in una semplice considerazione: mentre in passato contava molto l’immagine del singolo, oggi quello che conta è il successo dell’intero Studio e quindi del lavoro di squadra dove, si sa, ci si compensa con le diverse attitudini di ognuno.
Aspettare, comprendere, offrire benessere alle persone che lavorano con te e per te ha un costo, questo è certo. Questo perché nel momento in cui tu concedi qualcosa ai tuoi collaboratori, perché ti rendi conto che è qualcosa di cui hanno bisogno, e quindi lo fai come forma di benessere da portare all’interno della tua società, avrai per forza di cose qualche difficoltà, soprattutto di carattere organizzativo. Il costo però è da intendersi come costo di cambiamento mentale, di stravolgimento del proprio Mindset.
In questo senso, una volta cambiata la mentalità interna, si potrà cominciare a delegare, e dunque tutti quei costi, in termini di tempo e cambiamento di mentalità, cominceranno a trasformarsi in investimenti.
Per creare, o meglio, per arrivare a questa condizione di benessere è necessario logicamente mettere in atto alcune best practice:
- comunicazione: senza la comunicazione non si può arrivare allo stato successivo di qualsiasi progetto;
- selezione del personale accurata: perché dal momento che io assumo qualcuno decido di intraprendere un percorso con quel qualcuno;
- formazione: che sia derivante da un confronto o meno, essa è fondamentale e va programmata e organizzata in ogni minimo dettaglio;
- empatia: ovvero non ignorare i problemi dei propri collaboratori, questo presuppone una attenzione verso la persona;
- gratificare: cioè riconoscere quello che i tuoi collaboratori raggiungono.
In quest’ottica, prendendo in considerazione gli aspetti appena citati, diventa fondamentale la questione relativa al Welfare. Questa pratica prevede che ci sia una predisposizione del datore di lavoro verso le persone della propria organizzazione, permettendo loro di lavorare al meglio.
Dunque, credo che ci siano 3 cose fondamentali da comprendere per garantire un ambiente lavorativo sereno:
- cura delle persone: perché le persone saranno sempre al centro di tutto;
- condivisione: senza condivisione anche la bravura dei singoli si perde;
- ricerca della qualità: attraverso la formazione è fondamentale cercare di alzare sempre di più la qualità;