La professione del commercialista? È destinata a morire. È senza dubbio drastica la previsione di molti osservatori e riviste specializzate del settore, che prevedono una vera e propria estinzione della categoria nel prossimo futuro (si parla di anni, o al massimo di qualche decennio).
È la verità? Di sicuro, la professione sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti, che bisognerà saper leggere e “cavalcare” per rinnovarsi.
La rivoluzione in questo campo prende principalmente il nome di digitalizzazione, quel processo di migrazione al digitale dei sistemi di fatturazione e contabilità voluta dall’Unione Europea e introdotta gradualmente nell’ordinamento italiano negli ultimi anni. Nello specifico la fatturazione elettronica, ovvero il sistema digitale di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture, è stata introdotta per i rapporti con la pubblica amministrazione dal 2014, è stata resa obbligatoria anche ai rapporti tra privati e verso i consumatori a partire dal 1 gennaio 2019.
Di pari passo con questo processo, si fa strada sempre più velocemente l’automatizzazione della quantificazione del reddito e delle imposte, e la conseguente offerta a privati cittadini e imprese di dichiarazioni precompilate: lo Stato è ormai in grado di raccogliere varie tipologie di dati dei contribuenti (da datori di lavoro, enti pensionistici, banche e assicurazioni e così via) e di elaborare modelli preimpostati, “sostituendo” così il commercialista nella sua attività ordinaria di tributarista.
Il tutto sullo sfondo di una generale crisi economica che nell’ultimo decennio ha ridimensionato considerevolmente fatturato e prospettive della maggior parte delle aziende italiane, aumentato la concorrenza e ridotto la redditività degli studi commercialisti.
Quindi, è proprio così? La professione del commercialista andrà inesorabilmente ad estinguersi? Non proprio: la figura del commercialista non morirà, e anzi continuerà ad essere indispensabile per i propri clienti, se saprà adattarsi ai cambiamenti e coglierne le opportunità. Se sarà in grado di proporre ai propri clienti servizi di consulenza dall’alto valore aggiunto, oltre alla semplice attività di gestione della contabilità.
Un recente studio elaborato dall’Ordine dei Commercialisti di Milano in collaborazione con l’Università Cattolica e il Politecnico del capoluogo lombardo identifica nella specializzazione, nella capacità di fare rete e negli investimenti in tecnologia le chiavi per il futuro della professione.
Come cambia, quindi, il lavoro del commercialista?
Il commercialista del futuro sarà in grado di andare oltre i semplici adempimenti di tributarista, automatizzando le attività più ripetitive e proponendosi sempre più come un vero e proprio consulente d’azienda, affiancando i clienti e guidandoli nella gestione dell’impresa grazie alla sua conoscenza trasversale di tutte le scienze economiche (non solo materia tributaria, ma anche finanziaria, economica, commerciale e amministrativa).
Il commercialista del futuro farà della specializzazione la sua arma vincente, approfondendo la conoscenza di ambiti innovativi quali l’internazionalizzazione delle imprese, le risoluzioni delle crisi d’impresa, la finanza agevolata o il terzo settore.
Il commercialista del futuro saprà dialogare con altri professionisti, adottando un approccio sempre più multidisciplinare e integrato. Saprà fare rete ed eventualmente associarsi con consulenti del lavoro, avvocati, studi di sicurezza e igiene, agenti assicurativi e così via, per proporre di volta in volta al cliente la risposta a qualsiasi sua necessità.
Il commercialista del futuro, soprattutto, saprà adottare le tecnologie e gli strumenti informatici più avanzati, sfruttando i processi di digitalizzazione con competenza per offrire al cliente un servizio dall’alto valore aggiunto. Se la digitalizzazione è vista come una minaccia dal 45% dei professionisti (sempre secondo l’analisi dell’Ordine di Milano), essa può invece rivelarsi un’alleata preziosa per la professione, aprendo prospettive interessanti anche in termini di snellimento delle pratiche e smart working: in un futuro non troppo lontano, i commercialisti potranno lavorare in mobilità, condividendo documenti in cloud, firmandoli digitalmente, conservando la documentazione in pratici archivi informatici e sfruttando la comodità del digitale in infiniti altri modi. Prospettive senza dubbio interessanti, che fanno guardare all’evoluzione del ruolo senza troppa paura e con fiducia.