Sono bastati pochi attimi e le nostre certezze si sono sgretolate.
Dopo i primi notiziari che parlavano di facili contagi, le informazioni funesti hanno iniziato a travolgerci, giorno dopo giorno, fino al tragico lock down.
Noi professionisti ci siamo trovati a gestire l’emergenza e ad essere in prima linea per salvaguardare i posti di lavoro e le nostre aziende clienti.
Abbiamo dato il massimo. Tutti. Nessuno escluso.
Ma dietro al cappello da professionisti ci sono delle persone. Persone che portano con sé il proprio vissuto, le proprie esperienze, i propri valori e le proprie emozioni.
Persone che si sono ritrovate a gestire un cambiamento in tempo zero.
E per chi, come me, è un agente di cambiamento, sa bene quanto sia complesso un processo così veloce sulle persone.
Le resistenze sono state zittite dall’emergenza. Non c’è stato il tempo di pensare. C’è stato solo il tempo di agire.
Ognuno a modo suo.
Ma, riavvolgiamo il rullino del nostro film e andiamo a vedere come abbiamo reagito davanti a questa emergenza.
Proviamo a collocarci in una di queste tre categorie di professionisti:
- Gli innovatori
- Gli accomodanti
- I conservatori
Giochiamo un po’.
Lasciamo libero sfogo alla fantasia e tracciamo un ipotetico profilo per allenare la nostra autoconsapevolezza.
La prima categoria: gli innovatori
Gli innovatori sono i più reattivi.
Quelli che non sono stati colti all’improvviso dal coronavirus perché hanno coltivato, nel tempo, una mentalità flessibile, aperta, antifragile.
I reattivi sono quelli che possiamo definire degli ottimisti. Coloro che valutano velocemente rischi e opportunità davanti ad ogni bivio.
Quelli che sono fortemente tecnologici, visionari, curiosi e appassionati.
Professionisti che hanno allenato la propria squadra a risolvere i problemi in autonomia e a trovare soluzioni innovative.
I mentori, quelli che guidano i propri collaboratori ad essere resilienti, pronti ad affrontare qualsiasi attacco al proprio studio.
Detto con la parole di Nassim Nicholas Taleb, filosofo, saggista e matematico libanese, quelli che allenano giornalmente il proprio team ad affrontare il “cigno nero”, un evento potente imprevisto e imprevedibile, così come si è rivelata questa pandemia.
Seconda categoria: gli accomodanti
Gli accomodanti sono quelli che, seppur confusi, hanno trovato il modo per stare a galla.
Quelli che non erano preparati, ma che si sono organizzati per tamponare un cambiamento imprevisto.
Coloro che in cuor loro sapevano che il mondo stava cambiando. Stavano abbozzando i primi passi verso la digitalizzazione dei processi ma, amando la propria zona di confort, tendevano a procrastinare in attesa che qualcosa accadesse.
Gli accomodanti sono quelli che davanti all’emergenza epidemiologica hanno agito con raziocinio. Hanno chiamato i tecnici informatici di fiducia, e si sono affidati a loro per riuscire ad organizzare al volo un accesso da remoto.
Hanno lasciato a casa i loro collaboratori collegandoli al server tramite VPN.
Sono i capitani della nave che, una volta messo in salvo i loro marinai, non hanno abbandonato il loro ufficio.
Forti delle loro tradizioni sono rimasti ancorati alle loro scrivanie rispondendo alle telefonate, facendo consulenza ai clienti impauriti e distribuendo il lavoro ai collaboratori in smartworking.
Terza categoria: i conservatori
I conservatori sono quelli che hanno mantenuto lo status quo.
Sono i professionisti fortemente ancorati alla tradizione, alla carta e al passato.
Sono quelli che hanno bisogno di avere e mantenere il controllo.
Hanno abituato il cliente a chiedere di loro. Trascorrono le giornate a districarsi tra le pratiche da evadere. Rincorrono le scadenze e danno compiti precisi ai collaboratori.
Collaboratori che agiscono con senso di responsabilità, svolgendo le pratiche entro i confini che gli sono stati imposti. Ottimi esecutori all’interno di uno studio animato dalla cultura del rispetto e della diffidenza.
Per loro la velocità del cambiamento è stata devastante. Non hanno avuto modo di abituarsi a un nuovo modo di agire e sono stati travolti dagli eventi.
Si sono trovati in un vortice che li ha colti impreparati causando uno stato di confusione, frustrazione e rabbia.
Hanno continuato ad andare in ufficio, accompagnati da collaboratori leali e abitudinari che hanno condiviso con loro le stesse emozioni e l’incapacità di agire in un modo diverso.
Tre profili.
Nel proprio intimo ognuno sa se il proprio agire è più simile a quello dell’innovatore, dell’accomodante o del conservatore.
La vera domanda, dopo questo passaggio di consapevolezza, è questa:
- Ci piace la categoria in cui ci siamo rivisti o avremmo preferito rientrare in una categoria diversa?
In caso di risposta affermativa, la seconda domanda è:
- Cosa possiamo fare di diverso per avvicinarci a quella categoria a cui vorremmo ambire?
- Come vorremmo rivedere il finale di questo film?
Una sfida.
Una sfida importante che potremmo prendere in considerazione per iniziare un percorso di cambiamento.
Una sfida da affrontare da soli o con l’aiuto di un business coach.
Una sfida da cogliere, perché il futuro è oggi.